È probabile che per molti il 2020, la primavera della pandemia, resterà uno spartiacque, perché da lì in poi sono cambiate e cambieranno tante cose. Basti pensa- re a quanto passerà perché ci si scambi una stretta di mano o un abbraccio tra amici a cena. Il tempo sarà, come al solito, galantuomo ma lo stress emotivo vis- suto dal tessuto sociale delle grandi regioni del Nord Italia ha di sicuro lasciato il segno. L’impotenza e il senso di fragilità nei confronti di qualcosa che non avevamo mai vissuto ha generato in molti una grande preoccupazione: per la separazione forzata dai pro- pri cari, gli anziani nelle case di riposo, i figli in altre città; ma anche la convivenza forzata in spazi sempre più claustrofobici e l’inevitabile aumento dell’insof- ferenza e dei conflitti per futili motivi. Oppure nulla di tutto questo, perché la depressione può apparire come indifferenza mentre è una triste rinuncia a vivere.
E infine c’è chi ha vissuto l’ondata della pandemia dall’altra parte della barricata, quella degli operatori sanitari, sommersi da settimane di lavoro senza sosta nella più completa incertezza sulla propria personale sicurezza e dal quotidiano contatto con la morte dei propri pazienti. In tutto questo gli ansiolitici e so- prattutto i sonniferi, spesso prescritti a distanza, sono sembrati a molti un rimedio benedetto. Chi non li conosceva ne ha apprezzato i rapidi, benefici effetti; chi già li assumeva ne ha aumentato spesso le dosi. Le conseguenze non le sappiamo, è ancora presto per trarre conclusioni, anche perché un’altra delle dram- matiche conseguenze del CoVID19 è stata la drastica riduzione di richieste sanitarie: crollo del 50% dei ri- coveri per infarto miocardico per la paura dei pazienti di infettarsi, tanto per fare un esempio. Chi era se- guito da uno psicoterapeuta o da un centro di salute mentale si è ritrovato solo.
Come Medicina delle Dipendenze abbiamo capito una cosa importante durante i momenti più difficili della pandemia: quando tutto sembra crollare, la voce umana e l’ascolto hanno un potere davvero signifi- cativo. Frasi apparentemente banali come: ”parlare è un atto e un tempo terapeutico”, ripetute spesso nei corsi agli studenti, prendevano uno spessore davve- ro nuovo. Questo giornalino, prodotto in proprio da Medicina delle Dipendenze, va in quella direzione. “Non tutti i mali vengono per nuocere” direbbero i nostri nonni, anche se proprio loro sono quelli che più hanno sofferto e pagato della pandemia.
Dott. Fabio Lugoboni,
Responsabile di Medicina delle Dipendenze dell’ Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona